paternità

Padri “in attesa”

Nell’immaginario collettivo la gravidanza è considerata una vicenda femminile e spesso si sottovalutano le riflessioni maschili, i conflitti, le trasformazioni interne dei padri “in attesa”.

Come per la donna, anche per l’uomo l’attesa rimescola tutte le carte e la sua mente è “gravida” di pensieri ed emozioni mai provate. Alla gioia legata all’arrivo del figlio si aggiunge la paura del carico che questo comporterà e l’insicurezza del ruolo da assumere durante la gravidanza. Mentre un tempo al padre era richiesto solo di lavorare e garantire la sicurezza economica della famiglia, oggi le competenze richieste a chi esercita il ruolo paterno sono meno definite che in passato, talvolta contrastanti: da un lato quella di proteggere la compagna e provvedere ai suoi bisogni, dall’altro quella di contenerla emotivamente; manifestarle vicinanza e presenza e, allo stesso tempo, tollerare la distanza che deriva dall’essere il terzo nella intima relazione madre-figlio.

In qualche modo, il concetto di sé è rimesso in gioco e il futuro papà si trova a doversi ri-definire in relazione ai propri modelli maschili e al proprio modello paterno. Per i papà di oggi questo non è un compito facile perché, nei ricordi della propria infanzia – che affiorano con più frequenza nell’attesa di un figlio -, l’accudimento ricevuto è più spesso legato a figure femminili, come la madre o la nonna, mentre il padre è frequentemente sullo sfondo, a volte è temuto, altre è assente. Questo spesso suscita rimpianto per ciò che non si è ricevuto dal proprio padre, bisogno di compensazione e voglia di recuperare, anche per se stessi e non solo per il nascituro, una figura di padre che possa risultare anche affettuoso con i figli.

L’uomo si trova spesso impreparato ad affrontare il cambiamento sul piano dell’intimità e può accadere che viva la prorompente intimità madre-figlio come distruttiva per l’intimità della coppia, su cui si era fondato il legame con la compagna fino a quel momento. In questi casi, il futuro padre si trova a sperimentare un vissuto di tradimento, che nasce nella pancia della compagna e proseguirà con la nascita e i primi anni di vita del figlio.
L’arrivo del figlio è spesso l’innesco di un “divorzio affettivo” e l’elemento scatenante di una crisi di coppia; il passaggio dalla dimensione di coppia a quella di famiglia diventa arricchente solo se i due partner sanno far coesistere e integrare due forme di amore così diverse, sostenendosi in quanto genitori e nutrendo la relazione di coppia.

 

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