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Transessualità: dalla transfobia al riconoscimento

Il 20 Novembre si è celebrato il Transgender Day of Remembrance o TDoR, giornata in cui si commemorano le vittime di pregiudizio e odio diretto alle persone transgender e transessuali. [1]

La transfobia, ovvero l’atteggiamento discriminatorio di paura e disgusto nei confronti delle persone transessuali e transgender,[2] si fonda su pregiudizi (ovvero preconcetti, opinioni non fondate sull’esperienza diretta dell’oggetto/persona cui si riferiscono) che si nutrono di stereotipi negativi legati all’immagine della persona con genere non conforme.
Ad esempio, comune è l’idea che le persone transgender siano malate, perverse e immorali, spesso queste sono appellate come “travestiti” [3] ed erroneamente indicate come “omosessuali”, associate all’illegalità e alla prostituzione, nel migliore dei casi considerate come “intrappolate nel corpo sbagliato”.[4]

 

 

La transfobia non è un’opinione, esattamente come non lo è l’omofobia o l’idea che una razza umana sia superiore ad un’altra; e proprio come altre forme di pregiudizio negativo, si traduce in azioni che sono di danno per la categoria a cui si dirigono.

Gli effetti della transfobia si estendono a più livelli e coinvolgono più aree di vita della persona con genere non conforme: in famiglia può manifestarsi con l’espulsione dal nucleo di origine da parte dei familiari; sul luogo di lavoro può tradursi in molestie o mobbing, o più spesso con l’impossibilità di vedersi assumere; in ambito amicale e sociale, può concretizzarsi con la perdita di legami, stigmatizzazione, molestie, emarginazione. Nei casi più gravi, la transfobia sfocia nella violenza fisica e nell’omicidio.

Tra il 2008 e il 2016 sono stati 2.190 gli omicidi di transessuali e transgender nei 66 Paesi monitorati dai ricercatori del Tgeu[5].

Se la transfobia si nutre di pregiudizi che a loro volta si fondano su stereotipi negativi, il rimedio è fare informazione corretta e innanzitutto familiarizzare con termini spesso usati in modo improprio.

 

Sesso e genere [per la comprensione dei termini in corsivo si rimanda al Glossario] vengono spesso utilizzati come sinonimi, tuttavia sono due dimensioni differenti seppure strettamente connesse. Il riconoscimento di questa differenza risulta particolarmente importante quando si parla di identità poiché, contrariamente a quanto spesso di crede, l’appartenenza ad un sesso (identità sessuale) non implica di per sé nessuna fra le caratteristiche personali e relazionali con cui definiamo e differenziamo gli uomini e le donne. Ciò che invece genera il modo in cui la persona si sente e si definisce è l’identità di genere.
Quest’ultima è collegata, ma non necessariamente coincidente, con la cosiddetta espressione di genere ovvero con la modalità in cui la persona si esprime in quanto appartenente ad un certo genere in una certa cultura; va da sé che l’espressione di genere può essere più o meno aderente ai ruoli di genere socialmente condivisi.
L’orientamento sessuale e affettivo è una dimensione a sé, che entra sicuramente nella definizione della persona (ha a che fare con la sua identità, con il “chi sono io”), ma non determina né è determinato dagli aspetti di sesso e genere.

Quando si parla di gender non conforming (genere con conforme) si fa riferimento a tutte quelle persone che vivano una difformità fra sesso, genere e/o espressione di genere.
Fra queste, le persone transessuali, nate di sesso maschile o femminile, non si riconoscono nel genere assegnato e desiderano ottenere i caratteri anatomici del genere si elezione; quando la transizione va dal maschile al femminile (MtF) si parla di DONNE transessuali e si usano i pronomi FEMMINILI, quando invece va dal femminile al maschile (FtM) si parla di UOMINI transessuali e si utilizzano pronomi MASCHILI. Il linguaggio è molto importante perché ha a che fare con il riconoscimento dell’altro.
Le persone transgender sono quelle che non si riconoscono nel genere assegnato e che pertanto desiderano assumere solo ALCUNI fra i caratteri anatomici del genere di elezione. Anche in questo caso è importante l’uso di un linguaggio che rispetti l’identità della persona, che può essere maschile, femminile o neutra.

Le persone transessuali e transgender in Italia sono circa 50.000.

Spesso vengono espulse dai nuclei familiari di origine, versano in condizioni economiche precarie e difficilissime, subiscono molestie e discriminazione. E anche laddove questo non avvenga, in ogni caso devono confrontarsi quotidianamente con la difficoltà (in certi casi, l’impossibilità) di essere riconosciute per quello che sono: non solo come uomini e donne, a seconda del genere di elezione,[6] ma anche come persone, ciascuna con la propria specificità, che non è data solo dall’esperienza di “transito”, ma anche dal proprio carattere, dai propri sogni, dalle proprie abitudini, dai propri bisogni, dalle proprie emozioni. Come chiunque altro.

 

Dare un volto alle persone trans*

L’esperienza di due ragazzi FtM: Red e Christopher

L’esperienza di due donne MtF: la poliziotta Stefania ed Elena

L’esperienza di Egon e Michela, coppia transgender

L’esperienza di Egon, uomo transessuale e madre


GLOSSARIO

Sesso: specificità nei caratteri che, in una specie, distinguono soggetti predisposti differentemente alla funzione riproduttiva (livelli ormonali, organi sessuali interni ed esterni, caratteristiche sessuali secondarie, capacità riproduttive).

Genere: differenze socialmente costruite tra i sessi in termini di caratteristiche di personalità, ruoli sociali, comportamenti appropriati, atteggiamenti; ha a che fare con le differenze socialmente costruite tra i due sessi e con i rapporti che si instaurano tra essi in termini di comportamenti considerati distintivi e appropriati.

Ruoli di genere: modelli che includono comportamenti, doveri, responsabilità e aspettative connessi alla condizione maschile e femminile, e che sono oggetto di aspettative sociali cui donne e uomini sono chiamati a conformarsi. I ruoli di genere riguardano, ad esempio, l’accudimento della prole, la cura della casa, la divisione del lavoro e il tipo di attività lavorativa.

Espressione di genere: modalità con cui si comunica la propria identità di genere, ad esempio attraverso il modo di porsi, la gestualità, l’abbigliamento, l’aspetto esteriore.

Stereotipo: rappresentazione cognitiva semplificata della realtà che si compone di credenze circa le caratteristiche distintive di categorie di persone, gruppi sociali, oggetti, ecc. Ad esempio: le mele sono rotonde, i tedeschi sono rigidi e precisi, i fiorentini sono cordiali. Lo stereotipo può essere positivo e/o negativo ed è alla base del pregiudizio.

Stereotipo di genere: rappresentazione cognitiva che si compone di credenze circa le caratteristiche tipicamente maschili e femminili; possono riguardare caratteristiche di personalità, ruoli di genere, atteggiamenti e qualità esteriori. Ad esempio: le donne sono emotive, aggraziate, amano le scarpe e sanno cucinare; gli uomini sono pratici, aggressivi, sanno parcheggiare l’automobile e non amano le faccende domestiche.

Pregiudizio: giudizio positivo o negativo, formulato precedentemente o in assenza di esperienza diretta e sostenuto da stereotipi. Il pregiudizio negativo è alla base della discriminazione.

Transfobia: atteggiamento discriminatorio, di paura e disgusto nei confronti delle persone transessuali.

Binarismo sessuale e di genere: idea condivisa secondo cui i sessi e i generi sono esclusivamente due (maschile e femminile), dati per natura, opposti e complementari.

Cisgender: persona che viva una conformità di sesso-identità di genere.

Gender variant: (o anche gender non conforming), persona che viva una difformità di sesso- identità di genere.

Intersessuale (o anche intersex): persona le cui caratteristiche cromosomiche e/o morfologiche e/o metaboliche non siano inquadrabili come tipicamente femminili o maschili.

Transessuale: persona di sesso maschile o femminile che non si riconosca nel genere assegnato e che voglia ottenere i caratteri anatomici del genere si elezione.

Transgender: persona di sesso maschile o femminile che non si riconosca nel genere assegnato e che voglia assumere solo alcuni fra i caratteri anatomici del genere di elezione.

Queer: persona che si riconosca come appartenente a nessun genere (a-gender) o a più generi.


NOTE

[1] L’evento venne introdotto in ricordo di Rita Hester, il cui assassinio nel 1998, avvenuto a ridosso della data in cui si celebra la ricorrenza, diede avvio al progetto web “Remembering Our Dead” e nel 1999 a una veglia a lume di candela a San Francisco.

[2] Ruspini E. e Inghilleri M. (2008) (a cura di), Transessualità e scienze sociali. Identità di genere nella postmodernità, Napoli, Liguori

[3] Termine, peraltro, stigmatizzante ed inadatto ad indicare anche quelle persone che “vestano i panni” dell’altro genere, pur non sentendo una non conformità fra il proprio sesso e il proprio genere.

[4] Ricerca svolta per tesi di laurea magistrale: Marta Grasso, 2011, Oltre i limiti del dualismo di genere, disponibile al link: https://goo.gl/mrdFB0

[5] Trans Murder Monitoring project (Tmm) del Consiglio Europeo Transgender.

[6] In Italia non esiste la possibilità, contemplata in altri Paesi, di correggere i dati anagrafici sui documenti di riconoscimento in assenza di intervento chirurgico demolitivo dell’apparato riproduttivo a garanzia della sterilità della persona trans*.

 

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